Periodicamente mi ritrovo a fare la conoscenza con qualche nuovo rappresentante della numerosissima prole illegittima della Austen.
Fin qui c'è purtroppo da registrare come si tratti di figli non soltanto illegittimi,ma nella maggiorparte dei casi a mio avviso anche degeneri,e l'ultimo in ordine di tempo di nuovo purtroppo non sfugge a questo triste destino.
A quanto pare l'autrice è anche piuttosto nota (e questo perchè ricordo che la signora venne nominata in un episodio de La signora in giallo...se ve lo steste chiedendo,non ho una memoria così prodigiosa da ricordarmi ogni dettaglio di ognuno dei 200 e passa episodi di cui si compone la serie,qui piuttosto confermiamo l'esattezza del detto repetita iuvant),ma io devo confessare la mia deplorevole ignoranza rispetto al resto della sua opera,e mi dispiace se sto per renderle un cattivo servizio con la mia stroncatura,d'altra parte se uno se la sente di cimentarsi con i mostri sacri,vuol dire che è anche pronto ad affrontare le conseguenze del caso.
Intanto,eccovi la trama,da casa editrice: Inghilterra, 1803. Sono passati sei anni da quando Elizabeth e Darcy hanno iniziato la loro vita insieme nella splendida tenuta di Pemberley. Elizabeth è felice del suo ruolo di padrona di casa ed è madre di due bellissimi bambini. La sorella maggiore Jane, cui lei è legatissima, vive nelle vicinanze insieme al marito Charles, vecchio amico di Darcy, e il suo adorato padre, Mr Bennet, va spesso a farle visita. Ma in una fredda e piovosa serata d'ottobre, mentre fervono gli ultimi preparativi per il grande ballo d'autunno che si terrà il giorno successivo, l'universo tranquillo e ordinato di Pemberley viene scosso all'improvviso dalla comparsa di Lydia, la sorella minore di Elizabeth e Jane. In preda a una crisi isterica la giovane donna urla che suo marito, l'ambiguo e disonesto Wickham, non gradito a Pemberley per la sua condotta immorale, è appena stato ucciso proprio lì, nel bosco della tenuta. Di colpo, l'ombra pesante e cupa del delitto offusca l'eleganza e l'armonia di Pemberley, e i protagonisti si ritrovano loro malgrado coinvolti in una vicenda dai contorni drammatici.
Come già accennato,il romanzo non mi è piaciuto:mi piacciono i gialli,ed evidentemente ancora non sono in grado di sottrarmi al fascino pernicioso che tutto quanto rimanda ai romanzi di zia Jane esercita su di me,perciò malgrado i precedenti non incoraggianti ho deciso che il primo tra i romanzi di P.D. James che avrei letto sarebbe stato proprio Morte a Pemberley,ma visto l'esito negativo dell'esperimento a questo punto è anche probabile che rimanga l'ultimo.
All'inizio c'è una bella (si fa per dire) carrellata di malignità,ovvero la sintesi dei fatti salienti di P&P secondo il punto di vista della persona comune e un po' invidiosa,dopodichè si passa a descrivere la quotidianità di Pemberley,che per quanto dorata da parecchie migliaia di sterline all'anno rimane comunque alquanto prosaica,anche se il vero scempio sono senz'altro i personaggi,irriconoscibili dall'originale,malgrado (o forse a causa de) l'abbondanza di rimandi e citazioni.
Il tono di questo 'sequel' è sicuramente diverso,comunque in luogo del brio,del garbo e dell'arguzia dell'originale,abbiamo una prosa lenta e pesante,e nel delineare caratteri,personaggi e situazioni,più che all'ironia ed all'arguzia,è massiccio il ricorso al sarcasmo.
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